venerdì 27 luglio 2012

Conte non deve patteggiare

Mentre a Londra sta per accendersi il tripode olimpico e in Italia continua a trascinarsi stancamente il calciomercato destinato a passare alla storia come quello degli addii eccellenti al nostro campionato, sono arrivati i deferimenti del secondo troncone dell'inchiesta condotta da Stefano Palazzi, quelli che coinvolgono più direttamente la serie A. 

44 i tesseratii rinviati a giudizio e 13 club  chiamati a processo con Lecce e Grosseto particolarmente inguiati perché chiamati in causa per responsabilità diretta,e quindi con fortissimo rischio di retrocessione in Lega Pro. 

Tra i calciatori particolarmente pesante la posizione del nazionale Leonardo Bonucci, deferito per illecito sportivo che rischia una squalifica minima di tre anni. 

Ma a tenere banco è ovviamente soprattutto la vicenda di Antonio Conte deferito dal procuratore federale per due casi di omessa denuncia contestatigli nel periodo in cui era alla guida del Siena. 

giovedì 19 luglio 2012

Calcio italiano: quale modello imitare?

Sirigu, Menez, Thiago Motta, Pastore, Menez, Lavezzi, Thiago Silva, Verratti e Ibrahimovic per non parlare di Carlo Ancelotti pagato a peso d'oro per la panchina. E' l'elenco, in verità abbastanza impressionante, dei giocatori che in due anni Leonardo ha portato dal nostro campionato a vestire la maglia del Paris Saint Germain.

giovedì 5 luglio 2012

Una Nazionale senza spazi: quante polemiche

Neanche il tempo di archiviare l'ottimo secondo posto colto dalla squadra di Cesare Prandelli agli Europei che subito sono scoppiate le polemiche sul ruolo che nel calcio moderno possono avere le Nazionali.

Ha cominciato il presidente della federcalcio Abete che nell'ultima conferenza stampa a Cracovia ha deciso di togliersi un bel numero di sassolini dalla scarpe anche per rassicurare il Ct che reclama maggiore spazio per gli azzurri e per il suo ruolo di allenatore e non di semplice selezionatore.
Il numero 1 di via Allegri ha denunciato il disinteresse al limite del fastidio dei presidenti di club nei confronti della nazionale, poco considerata se non quando arriva il grande evento che fa tirare fuori le bandiere tricolori.
Negli altri mesi dell' anno gli impegni ufficiali degli azzurri sono visti come il fumo negli occhi mentre di amichevoli e stage non bisognerebbe secondo molti presidenti nemmeno parlarne.

Abete,che pure ha molte buone ragioni, è stato immediatamente rimproverato da Maurizio Berretta che regge le sorti della Lega e prova a tenere uniti i club tanto spesso litigiosi.

Ancora più duro è stato il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis che in un'intervista che mi ha concesso oggi per la Rai ha messo molti puntini sulle i.
Ricordato che dal 1991 i club calcistici in Italia sono società per azioni con fini di lucro il vulcanico produttore cinematografico ha messo nel mirino l'immobilismo della Federcalcio non senza aver prima sottolineato che il rischio infortunio dei calciatori ricade quasi del tutto sulle spalle dei club che pagano.
Infine De laurentiis ha dettato la sua ricetta per mantenere alle nazionali un ruolo significativo nel calcio moderno: ridurre il numero delle squadre impegnate in campionato da 20 a 16.


Quest'ultima idea mi sembra sicuramente buona e potrebbe essere una prima base per costruire un inevitabile base di confronto costruttivo tra i palazzi calcistici.
Rinvigorire gli investimenti per i settori giovanili, dare il via libera alle seconde squadre da impegnare in campionati minori tipo serie B e Prima divisione per far giocare e far crescere i giovani, lasciare al Ct Prandelli spazi ragionevoli per qualche indispensabile stage, mi sembrano altri suggerrimenti di buonsenso per migliorare i rapporti tra FIGC e Lega e garantire soprattutto una situazione migliore per il calcio italiano.


lunedì 2 luglio 2012

Una disfatta su cui costruire il futuro

Di questo 4 a 0, il passivo più pesante mai inflitto in una finale di Europei e Mondiali alla squadra sconfitta, ci ricorderemo per qualche decina d'anni. Tuttavia la disfatta di Kiev contro  una Spagna che si è confermata campione d'Europa centrando uno storico triplete, può essere una base solida su cui costruire il futuro della nostra Nazionale.



Lo stesso Prandelli ha ammesso di non aver avuto il coraggio di cambiare radicalmente la formazione inserendo forze fresche per gli stanchi eroi che avevano eliminato Germania e inghilterra.

Forse non sarebbe cambiato molto ma certo tre azzurri con batterie più cariche di Chiellini, Marchisio e Cassano avrebbero sicuramente consentito agli azzurri di vendere più cara la pelle contro gli scatenati spagnoli.
Invece è stata una corrida in cui noi abbiamo fatto la parte del toro.


La deludente finale non deve però inficiare il giudizio positivo sull'Europeo della nostra nazionale.
L'Italia vista  in Polonia e Ucraina è migliore del calcio italiano.
Prandelli merita elogi per  la coerenza mostrata nel cercare il risultato attraverso il gioco e nel sollecitare la FIGC a pretendere maggior rispetto, spazi e ruolo della Nazionale.



La fermezza con cui il presidente Abete si è pronunciato oggi a Cracovia nella conferenza stampa conclusiva, non facendo sconti alla Lega, lascia ben sperare per un futuro in cui l'obiettivo dovrà essere quello di accorciare sempre più le distanze dai campionissimi spagnoli.