Neanche il tempo di archiviare l'ottimo secondo posto colto dalla squadra di Cesare Prandelli agli Europei che subito sono scoppiate le polemiche sul ruolo che nel calcio moderno possono avere le Nazionali.
Ha cominciato il presidente della federcalcio Abete che nell'ultima conferenza stampa a Cracovia ha deciso di togliersi un bel numero di sassolini dalla scarpe anche per rassicurare il Ct che reclama maggiore spazio per gli azzurri e per il suo ruolo di allenatore e non di semplice selezionatore.
Il numero 1 di via Allegri ha denunciato il disinteresse al limite del fastidio dei presidenti di club nei confronti della nazionale, poco considerata se non quando arriva il grande evento che fa tirare fuori le bandiere tricolori.
Negli altri mesi dell' anno gli impegni ufficiali degli azzurri sono visti come il fumo negli occhi mentre di amichevoli e stage non bisognerebbe secondo molti presidenti nemmeno parlarne.
Abete,che pure ha molte buone ragioni, è stato immediatamente rimproverato da Maurizio Berretta che regge le sorti della Lega e prova a tenere uniti i club tanto spesso litigiosi.
Ancora più duro è stato il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis che in un'intervista che mi ha concesso oggi per la Rai ha messo molti puntini sulle i.
Ricordato che dal 1991 i club calcistici in Italia sono società per azioni con fini di lucro il vulcanico produttore cinematografico ha messo nel mirino l'immobilismo della Federcalcio non senza aver prima sottolineato che il rischio infortunio dei calciatori ricade quasi del tutto sulle spalle dei club che pagano.
Infine De laurentiis ha dettato la sua ricetta per mantenere alle nazionali un ruolo significativo nel calcio moderno: ridurre il numero delle squadre impegnate in campionato da 20 a 16.
Quest'ultima idea mi sembra sicuramente buona e potrebbe essere una prima base per costruire un inevitabile base di confronto costruttivo tra i palazzi calcistici.
Rinvigorire gli investimenti per i settori giovanili, dare il via libera alle seconde squadre da impegnare in campionati minori tipo serie B e Prima divisione per far giocare e far crescere i giovani, lasciare al Ct Prandelli spazi ragionevoli per qualche indispensabile stage, mi sembrano altri suggerrimenti di buonsenso per migliorare i rapporti tra FIGC e Lega e garantire soprattutto una situazione migliore per il calcio italiano.