venerdì 9 novembre 2012

Edi il magnifico

Finalmente  un turno di coppe europee positivo per le squadre italiane.
A parte l'Udinese, che con la sconfitta casalinga contro gli svizzeri del Young Boys ha fortemente compromesso le chances di qualificazione, obbiettivo invece già centrato dall'  Inter con due turni d'anticipo, il bilancio di quattro vittorie e un pareggio rilancia il nostro calcio sulla ribalta continentale.

Va detto che in Champions league, il pari casalingo del Milan col Malaga potrebbe essere paradossalmente più utile ai fini della qualificazione dell'ampia goleada con cui la Juve ha travolto il Nordsjeland. 
I campioni d'Italia infatti  proprio a causa del pareggio che si fecero imporre in trasferta dai modestissimi danesi devono per forza battere il Chelsea detentore della Coppa nel prossimo turno a Torino, per non rischiare un uscita nella fase eliminatoria che sarebbe assai deludente.

L'uomo copertina di questa tre giorni di Coppe è stato però senza alcun dubbio Edison Cavani.
Il Matador è risultato l'autentico trascinatore di un Napoli passato in 13 minuti dalla quasi certa eliminazione ad una qualificazione ora più che possibile.
Il clamoroso poker rifilato dall'uruguaiano agli ucraini del Dnipro oltre a portare il bomber in copertina su tutti i giornali europei, conferma una volta di più la grandezza di un attaccante moderno i cui limiti paiono finora inesplorati.
Con la maglia del Napoli Cavani ha segnato 79 reti in due stagioni e uno scorcio di quella attuale. In carriera ha realizzato 11 doppiette, 6 triplette e la prima quaterna firmata giovedì al San Paolo.
Numeri impressionanti per qualsiasi cannoniere ma che nel caso di Cavani assumono un significato quasi minore se si considera il contributo che il Matador riesce comunque sempre a dare anche in fase di copertura, quando è il primo a difendere anche sui corner battuti dagli avversari.

Mazzarri fa bene a ribadire che il suo Napoli non è solo Cavani, ma certo ci sono partite come quella con gli ucraini in cui Edi si carica davvero sulle spalle la squadra, riaccendendo gli entusiasmi di un publico che non aveva lesinato fischi all'indirizzo degli azzurri sotto 2 a 1 contro il Dnipro. 

E' comunque vero che il Cavani migliore lo si sta vedendo con la maglia del Napoli anche perché quando gioca con la nazionale uruguaiana il Matador viene inspiegabilmente impiegato come seconda punta da Tabarez che gli preferisce Suarez nel ruolo di attaccante centrale.
Una scelta che il bomber di Salto, la stessa città natale di Suarez, non ha mai contestato proprio perché tiene molto alla Celeste una Nazionale che non gli fa fare vacanze da due anni, prima per la partecipazione alla Coppa America, poi alle ultime Olimpiadi di Londra.


Certo i 18 milioni spesi tre anni fa da De Laurentiis per portare il Matador da Palermo a Napoli rischiano di diventare il più grosso affare degli ultimi 25 anni di calciomercato.
Il patron napoletano ha blindato Edi con un contratto fino al 2017 a 5 milioni a stagione fissando una clausola rescissoria superiore ai 60 milioni. Cifra mostruosa ma che certo potrebbe non spaventare qualche sceicco di stanza dalle parti di Parigi o di Manchester.


Un consiglio al presidente del Napoli : il modo migliore per non indurre Cavani nella tentazione di cambiare maglia resta quello di costruire una squadra sempre più competitiva in grado di assecondare le ambizioni dell'uruguaiano.
Uno che tanto per dire, sogna il pallone d'oro, classifica per la quale quest'anno, ingiustamente, non è stato neanche preso in considerazione.



sabato 3 novembre 2012

Derby d'Italia senza veleni?

Erano diversi anni che il Derby d'Italia, la tradizionale sfida tra Juventus e Inter non fosse decisiva per lo scudetto.
Negli ultimi tempi infatti i momenti di gloria bianconera coincidevano con quelli di crisi profonda neroazzurra e viceversa.

Nelle stagioni di Mancini e Mourinho, tanto per dire, la Juve era finita addirittura in B per la vicenda di Calciopoli, e poi, risalita nella massima serie, aveva dovuto affrontare il difficile riassestamento avvenuto solo con l'avvento a Torino di Antonio Conte.

Quest'anno però, forse al di là delle previsioni, la storica rivalità che divide i 2 club fuori dal campo, con polemiche feroci sin dai tempi dell'esordio nel grande calcio di Sandro Mazzola in una partita in cui i neroazzurri schierarono per protesta la squadra Primavera, trova riscontro anche sul campo.
L'ottimo lavoro svolto da Andrea Stramaccioni, l'allenatore più giovane della serie A, ha infatti portato l'Inter al secondo posto e al ruolo ufficiale di anti - Juve.

Certo i bianconeri partono con i favori del pronostico.
Anche mercoledì contro il Bologna,in una gara giocata con molte seconde linee, la squadra di Conte ha mostrato risorse tecniche e caratteriali straordinarie.
Non sarà la Juve straripante vista nel girone di ritorno dello scorso campionato, viste le difficoltà incontrate sia a Catania che nella sfida contra la squadra di Pioli. Ma tirando fuori dal cilindro campioni in erba come Pogba,i campioni d'Italia continuano a macinare record su record: 49 partite utili consecutive e 28 punti raccolti in 10 giornate, risultato quest'ultimo mai raggiunto da nessuna squadra. 

Riuscirà l'Inter di Stramaccioni, che a proposito di numeri nelle sue prime 19 partite di campionato sulla panchina dell'Inter ha eguagliato quanto fece Mourinho con 13 vittorie, a fermare l'armata bianconera? 
Credo che l'impresa non sia facile. Più semplice, almeno a giudicare dalla vigilia, sperare in un derby d'Italia senza veleni dopo anni di polemiche feroci.


L'avvicinamento alla gara, a cominciare dalle dichiarazioni del presidente Moratti è stato all'insegna del fair play, e molto bello e significativo è stato lo scambio di battute tra Mariella Scirea e Gianfelice Facchetti. 
Ospiti di 90MINUTI,la mia nuova trasmissione in onda dal lunedì al venerdì su RAI SPORT 1 dalle 17 alle 19, la vedova di Gaetano e il figlio di Giacinto hanno lanciato un appello a tifosi e dirigenti affinchè la gara sia bella non solo in campo che anche fuori.
Gianfelice poi ha fatto di più, invitando Mariella Scirea il prossimo 12 Novembre alla consegna del Premio giacinto Facchetti, invito subito accettato in diretta televisiva.
Un bel segnale che speriamo serva per vivere finalmente un Derby d'Italia senza veleni,nel segno della lealtà,quello che era il marchio di fabbrica di due grandi campioni e due grandi uomini come Giacinto Facchetti e Gaetano Scirea.         


 

lunedì 22 ottobre 2012

Toccato il fondo

In tanti anni di carriera credevo davvero di averle viste tutte nel mondo del calcio, sia di cose belle che di quelle brutte.
Ma su quest'ultimo fronte quanto accaduto sabato a Livorno ha davvero dell'incredibile.
L'offesa becera, volgare e idiota alla memoria del povero Piermario Morosini da parte di un gruppo di tifosi del Verona è la dimostrazione che nel calcio italiano anche quando si pensi si stia toccando il fondo, c'è sempre qualche mascalzone che scava ancora più in profondità.
Identificare questi delinquenti e punirli severamente è il minimo che devono pretendere gli stessi cittadini della splendida  Verona con in testa il sindaco Tosi, che ha già preso le distanze dicendo che il Comune si costituirà parte civile contro i colpevoli. La stessa società scaligera si è subito scusata ma credo sia chiamata a prendere severi provvedimenti nei confronti del suo allenatore Andrea Mandorlini.
I mascalzoni che hanno insultato Morosini non, meritano attenuanti e quindi non sarebbe giusto attribuire all'insensata intervista della vigilia dell'allenatore gialloblu ( "i tifosi del Livorno mi sono antipatici") né al dito medio alzato nei confronti della tribuna al momento del gol, un valore decisivo nel provocare un gesto che resta ripugnante.
 
Tuttavia gli addetti ai lavori dovrebbero avere responsabilità e maturità che già in passato Mandorlini ha dimostrato di non possedere.
Una squalifica esemplare  dagli organi disciplinari è il minimo che si deve pretendere in tempi rapidi, ma spero che lo stesso Verona faccia capire al suo allenatore qual è il modo corretto di comportarsi.


In maniera esemplare, in questo senso, si sono comportati i protagonisti in campo di Juventus - Napoli partita tesissima ma assai corretta.
Qui il peggio però si è vissuto prima con l'incredibile servizio mandato in onda dal TGR Piemonte che raccoglieva i peggiori istinti razzisti della tifoseria bianconera nei confronti dei napoletani. 

Gli slogan sentiti poi sugli spalti ("Vesuvio lavali col fuoco": a proposito ma il giudice sportivo Tosel come fa a non considerarli insulti razzisti e a far scattare le punizioni, che ci devono essere anche per i danni allo stadio causati dai tifosi napoletani?) sono stati l'incipit del pezzo, conditi da un infelicissima battuta dell'autore, il collega Giampiero Amandola che successivamente si è scusato come ha fatto anche il Cdr del TGR Piemonte.
La giustificazione era che si voleva far un pezzo ironico mal riuscito per la fretta con cui si è dovuto effettuare il montaggio.

Tutti in questo mestiere possono sbagliare ma una considerazione credo sia giusto farla: in questi giorni si sono celebrati i 30 anni dalla scomparsa del grande Beppe Viola uno che l' ironia in TV davvero sapeva usarla, e che di fronte a servizi come quello di sabato si starà rivoltando nella tomba.
 

sabato 20 ottobre 2012

Juve-Napoli: faccia a faccia

Dopo un'interminabile vigilia durata 15 giorni è arrivato finalmente il momento del faccia a faccia tra Juventus e Napoli.
Giornali, radio e televisioni hanno setacciato tutto il possibile per presentare la sfida tra bianconeri e azzurri.
Ricorsi storici, rivalità, veleni originati dalle partite precedenti, ultima quella polemicissima di Pechino, duelli più o meno decisivi in campo e in panchina. 
Si è insomma parlato di tutto.
 
 
Forse l'argomento meno esplorato riguarda le due società.
Mai come in questo caso credo che la supremazia in campo mostrata chiaramente almeno finora da Juventus e Napoli sia il logico corollario del buon operato dei due club. Pur adottando strategie diverse sia Andrea Agnelli che Aurelio De Laurentiis hanno dimostrato di saper interpetrare al meglio il calcio di questi anni.
 
La Juve ha valorizzato al massimo il vantaggio costituito dal nuovo stadio, realizzazione che con grande lungimiranza la società bianconera ha saputo costruire e difendere mentre da tante altre parti siamo ancora alla fase dei progetti su carta in attesa che la politica dia il via libera ad una legge che sembra sempre più lontana.
 
Sotto il Vesuvio invece sono stati capaci di realizzare addirittura un doppio miracolo: portare in sette anni la squadra dalla serie C alla Champions league passando però attraverso una gestione societaria che ha sempre rispettato le linee di un bilancio in attivo, tanto che un club finito in un passato recente con i libri presso il tribunale fallimentare, oggi è tra le poche società europee in regola con i canoni del fair play finanziario. 
Una gestione oculata dunque, si è tradotta in ottimi risultati sul campo, realizzando una quadratura del cerchio che nel calcio è sempre difficile.
 
 
Venendo all'aspetto tecnico della sfida,la Juventus resta favorita anche se le distanze tra le due squadre sembrano molto  ridotte rispetto alla passata stagione.
 
La squadra di Mazzarri infatti ha forse perso in imprevedibilità con la cessione di Lavezzi ma ne ha guadagnato in ordine e solidità con il nuovo modulo di gioco che sta esaltando le caratteristiche di Cavani, Pandev e Hamsik.
Proprio il prevedibile duello tra lo slovacco e Pirlo potrebbe essere una delle chiavi di volta del match, anche se ritengo che il vento della gara spirerà a favore di chi riuscirà ad essere più squadra e più a lungo nel corso dei 90 minuti.
 
La Juventus è andata in difficoltà quest'anno in due occasioni a Firenze e a Genova quando gli avversari gli hanno sottratto il pallino del gioco.
I viola ci sono riusciti per tutta la gara i rossoblu solo per 45 minuti pagando pegno nella ripresa.
Mazzarri e i suoi credo guarderanno molto a quelle due gare per trarre ispirazioni contro un avversario che da oltre un anno ha perso solo contro gli azzurri in Coppa Italia e in campionato non conosce sconfitta da 46 gare. 
 
Chiudo con un in bocca al lupo all'arbitro Damato uno dei migliori tra i fischietti più giovani, chiamato a dirigere il big match. Scelta di un outsider rispetto ai favoriti Rocchi e Orsato ma che potrebbe premiare il designatore Braschi, vista la personalità più volte mostrata in passato dall'arbitro di Barletta di cui bisogna augurarsi di non dover parlare molto dopo una gara che speriamo sia davvero una bella vetrina del calcio italiano nel mondo.
 
 
 
  

venerdì 5 ottobre 2012

E' difficile far bene in campionato e in Europa

Juventus e Napoli, le due squadre che stanno dominando il campionato italiano e che avevano cominciato meglio il cammino europeo sono quelle che hanno maggiormente deluso nella seconda giornata dei gironi di Champions ed Europa league. 
A fronte delle belle e in qualche caso storiche vittorie esterne colte da Milan, Udinese e Inter, e all'utile successo casalingo della Lazio sul Maribor, hanno infatti fatto riscontro le deludenti prove di bianconeri e azzurri. 

I primi si sono miracolosamente salvati da una meritata sconfitta contro lo Shaktar di Lucescu, i secondi sono stati travolti dal Psv che ha evidenziato la fragilità a livello internazionale di molte delle seconde linee schierate da Mazzarri. 

Al di là del momento contingente credo che una considerazione generale venga suggerrita da questo trend: si conferma la difficoltà per le squadre italiane di far bene sia in campionato che nelle Coppe europee.
Da quando, ormai vent'anni fa, è stata inventata la Champions league e successivamente si è inventata la formula dell'Europa league, questa tendenza ha trovato pochissime eccezioni.
Solo il Milan di Capello, la Juve di Lippi e l'Inter di Mourinho sono riuscite ad arrivare in fondo in entrambe le competizioni. 
Non a caso parliamo di squadre eccezionali favorite da annate in cui per le più varie ragioni il dominio nel campionato nazionale era assai consolidato.
La regola però è che chi partecipa alla serie A, campionato che da anni non è il più bello ma resta il più difficile del mondo, in Europa rischia di fare poca strada.
Negli ultimi anni, all'impoverimento tecnico determinato dalla scarsa concorrenzialità economica dei nostri club che ha portato all'addio di campioni come Sanchez, Pastore, Ibrahimovic, Thiago Silva, Lavezzi, l'altro aspetto che ha ridotto le potenzialità delle nostre squadre è stata la scelta di snobbare l'Europa league rispetto al campionato.

Più volte è stato sottolineato come schierando le seconde linee sul palcoscenico continentale si sia contribuito a far scendere l'Italia nel ranking europeo arrivando a perdere una squadra tra le partecipanti alla Champions.
Credo però che accanto a questa giusta considerazione ne vada sviluppata un'altra.
Così come è organizzata l'Europa league è una competizione sbagliata, difficile a sostenere per chi abbia anche ambizioni di vertice in un torneo difficile come la serie A italiana.
La scelta di far giocare la seconda competizione continentale di giovedì crea infatti una innegabile disparità di trattamento con le squadre che militano in Champions che giocano il mercoledì o addirittura il martedì.
Alla vigilia della gara di Baku non era mancata qualche perplessità critica di fronte ala scelta di Stramaccioni di privilegiare una squadra giovane lasciando a casa Cassano e Milito. Alla fine la vittoria neroazzurra è arrivata lo stesso, ma credo sia legittima la decisione di un allenatore di non offrire ulteriori vantaggi ad un avversario, ad esempio domenica il Milan di Allegri che ha giocato 24 ore prima che sarebbero potute addirittura essere 48 se i rossoneri avessero giocato di martedì. 

Chiedere una maggiore armonizzazione dei calendari dovrebbe essere uno dei primi punti da portare avanti in sede Uefa
I soloni del calcio europeo, alle prese con la bulimia da diritti tv, preferiscono però ignorare i problemi puntando ad avere la botte piena e la moglie ubriaca.
Una volta, quando la Europa league si chiamava Coppa Uefa ed era una competizione a cui tutti tenevano moltissimo, le partite si giocavano di mercoledì come quelle della Coppa dei campioni.
Ora si vuole garantire l'esclusività e la protezione televisiva dei match di Champions, finendo però inevitabilmente per penalizzare il secondo torneo continentale che comincia ad avere un certo appeal per i club di prima fascia, solo in Primavera quando si arriva ai quarti di finale e diventa più accessibile un trofeo che vale comunque sempre meno del campionato.

 

lunedì 1 ottobre 2012

Auguri Mazzarri, leader del Napoli capoclassifica

Ha festeggiato il suo 51mo compleanno a Castelvolturno catechizzando il suo gruppo prima di allenarlo in vista della seconda partita di Europa League. Walter Mazzarri è così, un martello instancabile che non molla di un millimetro anche se la sua squadra guida la classifica alla pari con la Juve, vantando la miglior difesa del campionato, e sia stata l'unica formazione italiana a vincere finora sul palcoscenico continentale.
Walter il perfezionista però non si adagia un attimo, analizza minuziosamente con i giocatori le poche cose che non gli son piaciute nell'importantissima vittoria di Marassi e comincia a pensare a quanto dovrà essere ampio il turn over in Olanda contro il PSV Eindhoven.

A molti Mazzarri non è simpatico. 

venerdì 28 settembre 2012

Zeman-Juve: l'ora del faccia a faccia

Il momento tanto atteso è finalmente arrivato. 
Dopo oltre sette anni Zdenek Zeman affronterà nuovamente sul campo la Juventus. L'ultimo incrocio tra il tecnico boemo, allora alla guida del Lecce, e la squadra bianconera avvenne il 17 aprile del 2005 allo stadio Delle Alpi. La sfida finì 5 a 2 per la formazione allora allenata da Lippi con tripletta di Ibrahimovic e reti firmate da Nedved e Appiah, cui risposero solo in parte per i salentini Dalla Bona e quel Mirko Vucinic che guiderà stasera l'attacco dei campioni d'Italia.
Da allora Zeman e la Juve non si sono più affrontati sul campo ma si sono scontrati in maniera anche violenta in molte altre sedi.

Nipote di Cestmir Vycpalek, allenatore bianconero dal 1971 al 1974, il boemo sarebbe stato in gioventù addirittura un tifoso della Juve. 
Le strade però non si sono mai incrociate mentre le polemiche feroci sono state innumerevoli. 

Dalla meritoria denuncia di Zeman contro un calcio troppo legato alle farmacie e alle finanziarie scaturì un memorabile conflitto con due big bianconeri dell'epoca: Gianluca Vialli e Alessandro Del Piero. I sospetti di Zdnek sulla crescita della massa muscolare dei due attaccanti furono respinti con sdegno dagli interessati ma innescarono indagini giudiziarie che portarono la Juve alla sbarra in un lungo processo conclusosi con la condanna del dottor Agricola, l'esclusione di pratiche dopanti in casa bianconera e una prescrizione che non consentì pronunce definitive sul tema dell'abuso di farmaci.

Protagonista di scontri memorabili anche con Marcello Lippi, fui arbitro e testimone nella mia trasmissione Stadio Sprint di un confronto tesissimo, Zeman è stato anche in prima linea nel denunciare lo scandalo di Calciopoli.
Nemico giurato di Luciano Moggi è stato testimone d'accusa del processo di Napoli ed ha spesso parlato della GEA come uno dei mali più gravi del calcio italiano.


Insomma  per tutti questi aspetti la sfida dello Juventus stadium ha un significato che travalica l'aspetto strettamente sportivo.
Dovendoci però occupare anche del piano tecnico, e augurandosi che il clima sia come è accaduto a Firenze caldo ma corretto da parte delle tifoserie, c'è da dire che il confronto si presenta assai interessante anche sotto il profilo tattico.
La Juventus è indubbiamente favorita specie se saprà ritrovare i ritmi asfissianti e la ferocia agonistica che sono mancate martedì all'Artemio Franchi.
La Roma però ha le armi giuste per mettere in difficoltà i bianconeri soprattutto a centrocampo dove Zeman può contare su un reparto solido cui potrebbe riuscire quanto ha mostrato di saper fare la Fiorentina di Montella: togliere il pallino dalle mani di Pirlo e compagni.
Proprio la prova del regista della Nazionale sarà particolarmente monitorata visto il difficile avvio di stagione di Andrea che non sta ripetendo lo straordinario rendimento dello scorso anno.
Infine sarà il primo Juventus - Roma dopo molti anni, in cui non ci sarà il confronto Del Piero - Totti. Se ne è rammaricato per primo il capitano giallorosso collega e amico vero di Pinturicchio, ed e' un dispiacere condiviso da tutti quelli che amano il calcio.
La sfida tra Juve e Roma resta affascinante ma con l'assenza del campione emigrato in Australia perde sicuramente qualcosa.


venerdì 21 settembre 2012

In Europa bicchiere mezzo pieno per le italiane

Una vittoria, cinque pareggi e nessuna sconfitta: questo il bilancio delle squadre italiane dopo la tre giorni di coppe europee.
Bicchiere mezzo pieno al termine del primo appuntamento continentale anche se accanto a squadre che hanno fatto bella figura ce ne sono altre che hanno profondamente deluso.

Cominciamo dal Napoli unica formazione che è riuscita a vincere.
Contro i modesti svedesi dell'Aik, Mazzarri ha fatto turn over totale, rinunciando a ben 10  "titolarissimi" ma, a conferma che l'impianto di gioco costruito negli anni è stato ormai assimilato bene dagli azzurri, anche le seconde linee si sono dimostrate all'altezza della ribalta europea.
E' stata soprattutto la grande serata di Edu Vargas autore di una fantastica tripletta e il fatto che il cileno si sia finalmente sbloccato, accanto alle ottime prove dei vari Insigne, Mesto, Fernandez, Gamberini e Rosati corrobora le chance stagionali di una squadra che sembra matura per poter competere fino alla fine su tre fonti: campionato, Europa League e Coppa Italia. 


Ancora più rafforzata sul piano della convinzione è stata però la Juventus che nell'esordio a Stamford Bridge nella tana dei campioni del Chelsea ha confermato anche a livello internazionale quella solidità caratteriale e di gioco che gli ha consentito di dominare l'ultima stagione italiana.
Il pareggio di Londra non è solo un grande risultato nell'economia del girone di qualificazione ma per il modo in cui è giunto, rimonta dal 2 a 0 con Pirlo ancora lontano dalla migliore condizione, rafforza enormemente l'autostima dei bianconeri.
 

Altro pareggio positivo quello colto sempre a Londra dalla Lazio in casa del Tottenham. Contro la formazione di Vilas Boas i biancocelesti hanno sofferto il giusto ma hanno anche ribattuto colpo su colpo, creando occasioni da rete, colpendo una traversa e difendendosi in maniera ordinata.
L'ennesima conferma insomma dell'ottimo lavoro svolto fin qui da Petkovic allenatore tanto bravo quanto concreto e modesto. 

Non a caso quindi la migliore figura anche in campo europeo l'hanno fatta le tre squadre che stanno dominando a punteggio pieno il campionato. 


Ai pareggi positivi di Juve e Lazio hanno fatto riscontro infatti quello discreto dell' Udinese, che all'ultimo minuto ha raggiunto l'Anzhi di Eto' o allo stadio Friuli grazie ad una rete del solito Di Natale, e quelli decisamente deludenti di Inter e Milan.

La sindrome di San Siro, dove dall'inizio della stagione né neroazzurri né rossoneri sono mai stati capaci di vincere si è perpetuata anche in Europa.
Ma se per Stramaccioni si può ancora parlare di un cantiere aperto con buone giocate che si alternano a ingenuità difensive clamorose nelle partite dell'Inter, è proprio il Milan che appare sempre più il grande malato del calcio italiano.
Contro l'Anderlecht è emersa tutta l'impotenza e la scarsezza di idee e soluzioni cui Allegri può far ricorso. L'impressione di un allenatore che non crede più troppo alle possibilità di un gruppo decisamente impoverito rispetto alla scorsa stagione è emersa chiaramente nella sfida con i belgi.
Lo 0 a 0, oltre a complicare la situazione in un girone certamente non facile, può accellerare la resa dei conti tra società e tecnico a rischio esonero se non farà risultato a Udine.

Certo l'allenatore livornese ha le sue colpe perché il Milan, oltre tutto gioca decisamente male. Ma, dopo aver ceduto Ibra e Thiago Silva e non aver degnamente rimpiazzato campioni come Nesta, Seedorf, Gattuso e Zambrotta prendersela con l'allenatore che in due anni ha conquistato uno scudetto e un secondo posta sarebbe da parte della società rossonera non solo ingeneroso ma anche profondamente ingiusto.



giovedì 13 settembre 2012

Torna "Stadio Sprint": opinionista Don Albertini

(ANSA), ROMA - Stessa formula collaudata ormai da anni, con una novità: a parlare di calcio e dintorni ci sarà un opinionista d'eccezione. 

'Stadio Sprint' torna in onda domenica prossima per il consueto dopo partite e al timone avrà sempre Enrico Varriale, che, dopo l'acquisto dei diritti in chiaro da parte di Cielo, allungherà la sua trasmissione di un quarto d'ora, fino alle 18.15: il volto nuovo sarà quello di Don Alessio Albertini - fratello dell'ex campione del Milan Demetrio, ora vicepresidente della Figc -, ospite fisso della trasmissione in onda su Rai2. 


«La novità significativa è proprio questa - spiega Varriale, dal 2000 alla guida di Stadio Sprint -: don Alessio è il vicario della comunità Giovanni Paolo II di Pero ed è anche il responsabile dell'ufficio sport della diocesi di Milano, è abituato a parlare agli allenatori delle squadre giovanili, affronta tematiche legate all'etica. Stessi temi che proporremo in studio, con al centro proprio i valori legati allo sport». 

Domenica per la terza di campionato, dopo la pausa per la Nazionale, si parlerà di Simone Farina, il giocatore del Gubbio che denunciò una combine e che ora è senza squadra. «Che resti fuori dal calcio un ragazzo come lui fa riflettere», sottolinea Varriale. 
All'interno del contenitore sarà dato maggiore spazio all'interattività con un twitter dedicato ai supporter, e ogni domenica ci sarà una «finestrà aperta sui tifosi». 

Quanto a Cielo che trasmetterà i primi gol in chiaro alla luce dell'accordo annunciato martedì, Varriale spiega che per Stadio Sprint cambia poco. «Ci allungheremo fino alle 18.15 - dice -. Ma sulle interviste in chiaro sta a noi la priorità, insomma saremo noi i primi a trasmetterle in base al contratto tra Lega e Rai. Diciamo che cambia poco, è più di immagine». «Speriamo che in questa nuova stagione non si accrescano le tensioni, i problemi vanno affrontati, ma nei toni giusti e nel rispetto dell'etica», conclude.


Zeman dice quello che la gente pensa?

"Zeman, dice quello che la gente pensa ", parole e musica di Gianni Petrucci presidente del Coni commentando in una recente intervista a Rai Sport le dichiarazioni del boemo sull'anomala posizione di Conte, squalificato ma per tutta la settimana, tranne la domenica, allenatore a tutti gli effetti della Juventus.
Il ritorno sulla ribalta mediatica della serie A di un personaggio a tutto tondo come il tecnico giallorosso rappresenta una miniera per giornali, radio e tv.
Mai banale nei suoi concetti, ribaditi peraltro con coerenza da una ventina d'anni, Zeman è stato già protagonista in questa fase iniziale della stagione di diverse polemiche e confronti dialettici vivaci. 
Con la Juve, storico bersaglio del nipote di Vickpalek, ma anche con l'intero sistema calcistico italiano che a Zdenek continua a non piacere.
Il rischio però è quello di sparare nel mucchio, quando non si rimane su argomenti specifici, annacquando così denunce che restano molto spesso sacrosante.