venerdì 5 ottobre 2012

E' difficile far bene in campionato e in Europa

Juventus e Napoli, le due squadre che stanno dominando il campionato italiano e che avevano cominciato meglio il cammino europeo sono quelle che hanno maggiormente deluso nella seconda giornata dei gironi di Champions ed Europa league. 
A fronte delle belle e in qualche caso storiche vittorie esterne colte da Milan, Udinese e Inter, e all'utile successo casalingo della Lazio sul Maribor, hanno infatti fatto riscontro le deludenti prove di bianconeri e azzurri. 

I primi si sono miracolosamente salvati da una meritata sconfitta contro lo Shaktar di Lucescu, i secondi sono stati travolti dal Psv che ha evidenziato la fragilità a livello internazionale di molte delle seconde linee schierate da Mazzarri. 

Al di là del momento contingente credo che una considerazione generale venga suggerrita da questo trend: si conferma la difficoltà per le squadre italiane di far bene sia in campionato che nelle Coppe europee.
Da quando, ormai vent'anni fa, è stata inventata la Champions league e successivamente si è inventata la formula dell'Europa league, questa tendenza ha trovato pochissime eccezioni.
Solo il Milan di Capello, la Juve di Lippi e l'Inter di Mourinho sono riuscite ad arrivare in fondo in entrambe le competizioni. 
Non a caso parliamo di squadre eccezionali favorite da annate in cui per le più varie ragioni il dominio nel campionato nazionale era assai consolidato.
La regola però è che chi partecipa alla serie A, campionato che da anni non è il più bello ma resta il più difficile del mondo, in Europa rischia di fare poca strada.
Negli ultimi anni, all'impoverimento tecnico determinato dalla scarsa concorrenzialità economica dei nostri club che ha portato all'addio di campioni come Sanchez, Pastore, Ibrahimovic, Thiago Silva, Lavezzi, l'altro aspetto che ha ridotto le potenzialità delle nostre squadre è stata la scelta di snobbare l'Europa league rispetto al campionato.

Più volte è stato sottolineato come schierando le seconde linee sul palcoscenico continentale si sia contribuito a far scendere l'Italia nel ranking europeo arrivando a perdere una squadra tra le partecipanti alla Champions.
Credo però che accanto a questa giusta considerazione ne vada sviluppata un'altra.
Così come è organizzata l'Europa league è una competizione sbagliata, difficile a sostenere per chi abbia anche ambizioni di vertice in un torneo difficile come la serie A italiana.
La scelta di far giocare la seconda competizione continentale di giovedì crea infatti una innegabile disparità di trattamento con le squadre che militano in Champions che giocano il mercoledì o addirittura il martedì.
Alla vigilia della gara di Baku non era mancata qualche perplessità critica di fronte ala scelta di Stramaccioni di privilegiare una squadra giovane lasciando a casa Cassano e Milito. Alla fine la vittoria neroazzurra è arrivata lo stesso, ma credo sia legittima la decisione di un allenatore di non offrire ulteriori vantaggi ad un avversario, ad esempio domenica il Milan di Allegri che ha giocato 24 ore prima che sarebbero potute addirittura essere 48 se i rossoneri avessero giocato di martedì. 

Chiedere una maggiore armonizzazione dei calendari dovrebbe essere uno dei primi punti da portare avanti in sede Uefa
I soloni del calcio europeo, alle prese con la bulimia da diritti tv, preferiscono però ignorare i problemi puntando ad avere la botte piena e la moglie ubriaca.
Una volta, quando la Europa league si chiamava Coppa Uefa ed era una competizione a cui tutti tenevano moltissimo, le partite si giocavano di mercoledì come quelle della Coppa dei campioni.
Ora si vuole garantire l'esclusività e la protezione televisiva dei match di Champions, finendo però inevitabilmente per penalizzare il secondo torneo continentale che comincia ad avere un certo appeal per i club di prima fascia, solo in Primavera quando si arriva ai quarti di finale e diventa più accessibile un trofeo che vale comunque sempre meno del campionato.

 

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